Climate Change: cosa dicono i dati statistici?

Avatar Erasmo Vassallo

Gli eventi climatici avversi che nella loro drammaticità con allagamenti, frane, sfollati, purtroppo vittime, hanno colpito l’Italia durante il mese di maggio hanno posto nuovamente all’attenzione collettiva il tema del cambiamento climatico. Non stupisce la presenza di eventi non in linea con il periodo stagionale, questi eventi ci sono sempre stati; stupisce semmai la loro maggiore frequenza ed intensità, con un numero maggiore di episodi rispetto alle attese fornite dal dato statistico storico. Da pochi decenni è possibile rilevare informazioni statistiche dirette sul clima, ma è possibile disporre di lunghe serie storiche combinando le rilevazioni dirette con informazioni indirette desunte da studi retrospettivi che, riferiti ad ampie aree del Pianeta, danno dimostrazione dell’esistenza di un significativo cambiamento climatico legato ad un aumento delle temperature medie, tema dunque di assoluto rilievo e strettamente connesso al futuro del nostro Pianeta e di tutte le forme di vita che in esso abitano.

Il cambiamento climatico (climate change) si riferisce a cambiamenti di lungo termine delle temperature e dei relativi modelli comportamentali meteorologici. Gli scienziati sono largamente concordi (panel internazionali ONU) nell’affermare che il periodo storico nel quale viviamo registra un aumento delle temperature con conseguenze preoccupanti sull’equilibrio molto sensibile del Pianeta e quindi sulla vita in esso, con cambiamenti in parte dovuti a cicli ed eventi naturali ed in parte dovuti all’azione dell’uomo. In particolare, la comunità scientifica identifica nella recente azione dell’uomo il principale motore del cambiamento climatico in ragione dell’uso di combustibili fossili, il cui uso intensivo e la cui combustione accresce la presenza di gas serra contribuendo all’innalzamento lento e graduale delle temperature.

Quali le evidenze del dato statistico?

Figura 1 – Alcune statistiche climatiche (Fonte: NASA, 2023)

La Figura 1 riporta alcune statistiche climatiche e la Figura 2 si sofferma sul recente andamento delle temperature.

Figura 2 – Andamento recente delle temperature (Fonte: NASA e NOAA, 2023)

Non sembra che i recenti aumenti delle temperature facciano parte di un’oscillazione naturale, ciclica e sotto controllo (Figura 3).

Figura 3 – Ricostruzione paleoclimatica per l’emisfero settentrionale (si tiene conto dell’effetto del Sole e dell’attività vulcanica) (Fonte: World Bank, 2023)

E’ interessante osservare che questi studi individuano nel periodo 1983-2012 i 30 anni più caldi degli ultimi 800 anni e, con alta probabilità, i più caldi anche degli ultimi 1400 anni. Se questa è la tendenza, quale futuro attende il nostro Pianeta?

Figura 4 –Variazione delle temperature (Era Glaciale, Olocene e recenti previsioni) (Fonte: World Bank, 2023)

L’innalzamento delle temperature determina nuovi equilibri climatici, con una maggiore frequenza ed intensità di eventi climatici opposti, diciamo così, fuori stagione. Ed ancora, l’innalzamento del livello dei mari con lo scioglimento (già in stato avanzato) dei ghiacciai perenni, modifiche delle correnti oceaniche e diverse (scarse) disponibilità di pesci (effetti sulla biodiversità), cambiamento delle condizioni e delle possibilità di coltivare cereali ed allevare animali da macellazione in ampie aree del Pianeta, differenti e ridotte disponibilità di acqua naturale potabile, etc., con conseguenti nuovi equilibri economici e destabilizzazioni geo-politiche, con impatti sulla popolazione mondiale con effetti su salute, vulnerabilità sociale, sistema economico. Sul punto, ampia letteratura scientifica è segnalata dai relativi gruppi di lavoro di NASA e NOAA e, nello specifico, tutti i documenti prodotti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite.

Cosa fare dunque? A prescindere dai cicli naturali, sostanzialmente a far data dalla rivoluzione industriale, l’uomo ha contribuito in modo sempre più consistente ad accrescere i gas serra in atmosfera con un assetto del sistema economico e produttivo oggi del tutto insostenibile. Fortunatamente, gli scenari che prevedono la riduzione dell’azione distruttiva dell’uomo sui sistemi ambientali e climatici con la riduzione della relativa immissione in atmosfera di CO2 (soprattutto tramite combustione fossile) prevedono una stabilizzazione dell’incremento delle temperature (Figura 5). Naturalmente occorre agire subito, poiché gli effetti positivi più consistenti non saranno immediati ma si realizzeranno nel medio e lungo periodo.

Figura 5 – Scenari CO2 su previsione delle temperature globali (Fonte: World Bank, 2023)

I dati statistici confermano, in modo inequivocabile, la necessità che le azioni dell’uomo siano rivolte, da subito, ad una riduzione consistente di immissioni di gas serra, ad un cambiamento di paradigma che si muova su diverse direzioni e con un modello di sviluppo, per l’appunto, più sostenibile (esempi recente sono il dibattito sulla riduzione delle attività di allevamento intensivo per la produzione di carne a causa delle notevoli immissioni di metano in atmosfera, e l’interruzione della produzione di motori termici a combustione fossile a favore di una mobilità tramite motori ad alimentazione elettrica).

Quanto tempo ci resta? Molto poco: il climate clock ci ricorda che mancano soltanto 6 anni se vogliamo avere successo nel limitare l’incremento globale della temperatura a +1,5°C (Figura 6)

Figura 6 – Climate Clock (Fonte: sito web ufficiale climateclock)

Statistica per l’Analisi dei Dati (L41)- Statistica e Data Science (LM82Data)

Dipartimento di Scienze Economiche Aziendali e Statistiche, Università degli Studi di Palermo

Viale delle Scienze, Edificio 13 Palermo

https//statisticadatascience.unipa.it

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